- Scritto da Angelo Siciliano
Nota
Avevo 16 anni, quando arrivò don Adriano De Lillo, originario di Savignano Irpino, comandato come parroco nella parrocchia San Nicola di Montecalvo Irpino.
Con alcuni amici traslocammo dalla parrocchia San Bartolomeo per frequentare la chiesa del Carmine. Fu un bel periodo di crescita. A 19 anni ero iscritto al primo anno di Università a Napoli e con don Adriano discutevo di religioni orientali, anche perché le stavo studiando a Napoli, dato che avrebbero riguardato un argomento del primo esame di Economia politica. Noi ragazzi recitavamo in alcune commedie con la regia di Rosario Cavalletti (do’ Rrusàriju), Giuseppe Lo Casale e padre Eugenio D’Agostino, frate minore del convento di S. Antonio a Montecalvo e in seguito parroco a Montella, nella sala del palazzo dell’Ente Rosa Cristini, in cui vivevano e svolgevano la propria attività le Suore Calasanziane, o in un locale dell’edificio delle scuole elementari in via Fano.
Quello fu un bel periodo che durò 7-8 anni, in cui era papa Giovanni XXIII, che poi sarebbe stato canonizzato, il presidente degli USA era John Fitzgerald Kennedy e il capo dell’U.R.S.S. era Nikita Kruscev.
Dopo quegli anni felici, ognuno di noi avrebbe preso la propria strada.
Il 12 gennaio del 1964 era domenica e don Adriano De Lillo, che dopo alcuni anni se ne sarebbe andato a fare il parroco ad Avellino, organizzò la sfilata dei Re Magi in costume, Gaspare, Melchiorre e Baldassare a cavallo preceduti dai paggi. Io, che avevo 17 anni, interpretai la parte di Gaspare, che portava in dono l’incenso.
Si partì dalla periferia del paese, dalla strada statale SS414, precisamente dal punto che allora si chiamava la Curva di Pagliaro, coi paggi che tenevano le briglie dei cavalli, attraversando via dei Mille, via S. Antonio, via Nicola Pappano, corso Vittorio Emanuele e via Roma. Partecipò alla manifestazione gran parte del paese.
Giunti in Piazza del Carmine, noi Magi smontammo da cavallo e spinti dalla folla entrammo in chiesa, dove fu celebrata una messa solenne. (A. Siciliano – Zell, 06.01.2024)
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- Scritto da Angelo Siciliano
In questo testo dedicato a Silvia, maestra, nubile matriarca, si dipana un microgroviglio genealogico della famiglia di Alfonso Caccese, discendente di due nonni artigiani, quello paterno, sarto, e quello materno postino (Cilàrdu Lanza lu pustiéru). Alfonso, abbagliato e folgorato nel 2002 dall’urgenza del recupero della nostra civiltà agro-pastorale, volontariamente si arruolava per la bisogna. La Vija Nóva, oggi Viale dei Pini , che parte da Piazza Porta della Terra, sede del Municipio, era la strada dei fabbri, anch’essi parenti di Alfonso. In cima a Via Costa dell’Angelo (‘nfacc’a la Còsta o Sagliùta di l’Àgnulu) vi erano altri fabbri. In entrambe le vie si configuravano due ambienti assai pittoreschi: voci, grida, ragli, nitriti, squilli metallici, possenti e rimbombanti del ferro incandescente martellato sull’incudine (‘ncuójina), fumo di zoccoli bruciati (addóre d’ógna di ciucciu) a contatto del ferro sagomato, puzza di sterco (stiéru).
- Scritto da Angelo Siciliano
Antonio Smorto vive da diversi anni in Veneto, a Castel D’Azzano (VR).
Lo ricordavo molto vagamente. Era piena guerra fredda tra USA e URSS, e una sera a Montecalvo Irpino (AV), paese dell’Alta Irpinia, doveva essere il 1956, in occasione dei fatti d’Ungheria, nella casa di ‘Nduniùcciu Shcatulìnu giù ai Fossi, di cui esiste solo un rudere dopo il terremoto del ’62, egli proiettò delle diapositive sulla seconda guerra mondiale. Eravamo presenti in tanti a quell’evento, molti adulti e anche noi bambini. Mi rimasero impresse le immagini agghiaccianti dei lager nazisti e delle fosse, da cui erano estratti i cadaveri dei deportati denutriti, soprattutto ebrei, che evidentemente erano stati seppelliti in fretta, solo perché non si era riusciti a farli sparire nei forni crematori, prima dell’arrivo degli alleati.
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- Scritto da Angelo Siciliano
Antifascista di Montecalvo Irpino (Av) che combatté nella Brigata Garibaldi in difesa della Repubblica spagnola del 1936-39
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