- Scritto da Angelo Siciliano
IL POSTO DELLE ASCE DI PIETRA A MONTECALVO IRPINO
E di tanti altri reperti.
Una quarantina d’anni fa, usciva nelle sale cinematografiche un film del regista svedese Ingmar Bergman, “Il posto delle fragole”. Lo trovai bellissimo, per i rimandi metafisici e surreali che riusciva a trasmettere. Era incentrato su un maturo professore che, a coronamento della propria carriera di medico delle famiglie, stava per ricevere un alto riconoscimento attraverso il suo giubileo professionale. La notte che precedeva la premiazione, egli faceva un sogno particolare: si rivedeva bambino nel luogo degli affetti, dov’era cresciuto serenamente con i familiari. Un posto tranquillo, con un giardino con le fragole. Evidentemente si trattava di un luogo idealizzato. Poi, un carro funebre, trainato da un cavallo imbizzarrito, andava a sbattere contro un lampione. Nella bara che scivolava a terra, e il cui coperchio saltava via nell’impatto, c’era proprio il professore.
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- Scritto da Angelo Siciliano
I reperti archeologici della Costa della Mènola e località Imbèrgoli: asce, bifacciali, grattatoi e pestelli in pietra*
I tanti reperti archeologici ritrovati casualmente tra le zolle del terreno coltivo, e conservati con cura, dalla fine della seconda guerra mondiale, nella contrada Costa della Mènola e in località Imbèrgoli, a li ‘Mbriéuli, a Montecalvo Irpino, documentano la preistoria e la storia di questi luoghi. I disboscamenti effettuati nei millenni, prima per la fusione dei minerali, importati da territori lontani, e poi per la messa a coltura della terra, hanno cambiato totalmente volto al territorio. Sono state cancellate così tombe preistoriche e romane, distrutti vasi cinerari, scompaginati strati geologici che si erano sovrapposti nel tempo.È ancora possibile il rinvenimento sporadico e casuale di manufatti litici, come asce – circa una trentina a punta o da taglio quelle finora ritrovate –, bifacciali, grattatoi, bulini e pestelli riguardanti un arco di tempo molto ampio che ingloberebbe anche il Paleolitico (oltre 10.000 anni a. C.), mescolati con scorie di fusione dell’età del Bronzo e frammenti fittili di varie epoche.
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- Scritto da Angelo Siciliano
Storia della comunità rurale protestante montecalvese gelosa custode della propria autonomia e identità.
I protestanti di Montecalvo Irpino (AV), li putristànti, nel 1947 si costituivano in Chiesa Evangelica dei Pentecostali, con sede a Corsano, contrada in cui esisteva un antico e orgoglioso castello, retaggio di un feudo indipendente nei secoli passati, ancora integro, seppure danneggiato dal sisma del 1930. Lo avrebbe sgarrupàtu il sisma successivo, quello del 1962, e danni ulteriori li avrebbe arrecati il terremoto del 1980. Poi, l’incuria dei proprietari, e quella assai più grave delle amministrazioni locali, succedutesi nei decenni successivi, lo avrebbero condannato a perpetuare di sé una testimonianza di indegne macerie, invase inesorabilmente dalla boscaglia.La gente del posto era portatrice di una spiccata identità etnica, con distintive connotazioni rispetto a quelle degli altri montecalvesi. Forse era alimentata non solo dalla presenza del castello suddetto, ma anche dal fatto che alcuni curzanìsi non erano nativi del luogo, oppure erano discendenti da immigrati da qualche paese del beneventano, che avevano trovato in questo territorio una sistemazione definitiva o delle soddisfacenti opportunità di lavoro.
- Scritto da Angelo Siciliano
Una realtà variegata con diverse categorie di uomini e donne, con differenti patologie, trattati sovente come scemi del villaggio.
Ma che cos’è la mattìja o paccìja? È la follia, la pazzia, ossia una grave alterazione mentale di una persona che, a prescindere dal sesso, dal ceto sociale d’appartenenza, o categoria professionale, assume un comportamento strano, stravagante, assurdo, incomprensibile, irresponsabile, eccessivo e talvolta violento. Insomma il matto non sa dar conto né rispondere dei suoi atti o misfatti. E chi lo osserva dal di fuori, di quel comportamento ne coglie gli aspetti alterati, la diversità e si rende conto che lì qualche rotella non funziona. È notorio che sono considerati un po’ matti gli artisti, soprattutto quando, a causa della loro carica creativa, o dell’incomprensione di cui si sentono vittime, si comportano da bastian contrari. E in certi casi sarebbero considerati tali anche poeti e musicisti, e altri creativi, la cui natura geniale potrebbe portarli a rasentare certi limiti propri della follia.