VILLA MARGONE A RAVINA DI TRENTO*

  Ha ospitato la 12ª edizione della Giornata FAI di Primavera

A Villa Margone, in località Ravina di Trento, messa a disposizione dai fratelli Lunelli, titolari dell’azienda che produce il noto spumante Ferrari, per la seconda volta dopo alcuni anni, il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, Fondazione il cui scopo esclusivo è l’educazione e l’istruzione della collettività alla difesa dell’ambiente e del patrimonio artistico e monumentale, ha riproposto la 12ª  Giornata FAI di Primavera.Complessivamente in Italia, sabato 20 e domenica 21 marzo 2004, sono stati aperti al pubblico più di trecento beni artistici e paesaggistici, in genere difficilmente visitabili da parte degli appassionati. Gli iscritti al FAI, al cui convegno nazionale, del 23 gennaio a Roma, ha partecipato anche il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, a Trento sono più di 700 e in Italia 60.000. Verrebbe da dire che trattasi di un numero irrisorio, rispetto a quelli di un ente analogo, il National Trust inglese, che di iscritti ne conta ben 3.400.000.


Eppure l’Italia, paese che ha il primato delle bellezze naturali e artistiche nel mondo, avrebbe bisogno di molti più iscritti e simpatizzanti del FAI, per cercare di porre rimedio al declino dei nostri beni artistici e allo scempio di tanti paesaggi nostrani. Ma per nutrire la speranza di un qualche futuro successo, bisogna correre ai ripari iniziando da lontano. Nella scuola, ad esempio, si dovrebbe dare più spazio all’insegnamento della storia dell’arte e della nostra civiltà, per educare i giovani e far capire loro l’importanza e la responsabilità di avere a nostra disposizione un patrimonio artistico e monumentale straordinario.

Nella nostra realtà sociale si deve lavorare, senza perdere mai di vista l’esigenza di uno sviluppo compatibile con le priorità della conservazione dei beni e della salvaguardia ambientale.Grande merito va riconosciuto al capo delegazione FAI di Trento, Giovanna degli Avancini, per la riapertura di Villa Margone, dopo gli importanti restauri che ha subito recentemente.Gli aderenti al FAI e il numeroso pubblico accorso hanno potuto accedervi per gruppi, con visite guidate da Ezio Chini, da Pietro Marsili, dall’Associazione Guide e Accompagnatori Turistici del Trentino e da alcuni studenti universitari della facoltà di Lettere.

È stato un grande successo e non poteva essere altrimenti. D’altronde questa è senza dubbio la villa patrizia rinascimentale, più bella e meglio conservata del Trentino. Situata in un pianoro, a sua volta inserito in uno splendido paesaggio di verde e grandi alberi, ha di fronte la chiesetta neogotica, costruita nel 1867, e una tozza e rustica costruzione merlata quattrocentesca. Edificata nella prima metà del Cinquecento, da architetto ignoto per la famiglia Basso, ha le due facciate principali, l’orientale e la settentrionale, movimentate da due sequenze sovrapposte di arcate a tutto sesto, che ricordano i loggiati armoniosi delle residenze dei nobili nelle campagne venete. Passando dal portico della facciata principale, che è quella orientale, si accede allo splendido salone, vero gioiello e ambiente di rappresentanza della villa.Il soffitto è realizzato con travature stupendamente decorate e sovrasta una sequenza di dodici affreschi murali, dipinti a grandi riquadri, probabilmente da un artista fiammingo.

 

I suggestivi riquadri sono separati da bianche e nude figure, e collegati in basso da una lunga iscrizione di esametri in latino. In questi dipinti risultano sintetizzati oltre venti anni di storia europea e vi domina la figura dell’imperatore Carlo V, vale a dire colui che soleva vantarsi che sul suo regno non tramontava mai il sole, dopo che nel 1519, morto suo nonno Massimiliano d’Asburgo, aveva riunito la corona di Spagna, le colonie americane, i Paesi Bassi, la Franca Contea, il Regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna, l’Austria con i suoi domini e la corona imperiale di Germania.

In un riquadro è ricordata la battaglia di Pavia del 1525 e la cattura di Francesco I, monarca francese, appartenente alla casa dei Valois che, per tutta la prima metà del Cinquecento, si oppose agli Asburgo per il dominio sia in Europa che in Italia.

 

Un altro riquadro rappresenta il “sacco di Roma”. Carlo V occupò Roma, che fu messa a ferro e fuoco dai suoi lanzichenecchi, e assediò Castel Sant’Angelo in cui si era rifugiato il papa Clemente VII coi suoi cardinali.

In altri riquadri sono rappresentati la Germania, in cui avanza la rivolta luterana, i Turchi che invadono l’Europa orientale, la battaglia di Tunisi del 1535 e quella sotto le mura di Vienna, dove i Turchi furono definitivamente sconfitti.

Dal salone, attraverso quattro porte, si accede a quattro locali, anch’essi degni di visita. A settentrione è la sala da pranzo, le cui pareti sono decorate da dodici riquadri dipinti con gustose scene dei mesi dell’anno.

Si passa poi alla sala del biliardo, che non è affrescata ma le sue pareti sono ricoperte di quadri di dimensioni e genere differenti.

I due locali a sud del salone sono affrescati, uno con dodici riquadri del Vecchio Testamento, l’altro con altrettanti riquadri del Nuovo Testamento.

La villa conserva in parte l’arredo originario, tra cui il cosiddetto letto di Carlo V, ed è ricca d’insegne araldiche dei diversi proprietari che si sono succeduti nei secoli: i Basso, i Fugger, i Sizzo de Noris, i Lodron, i Ferrari, i Lupis e infine i Salvatori cugini dei Lupis.

Al piano superiore sono dislocati gli appartamenti privati.

Attualmente la villa è di proprietà della famiglia Lunelli ed è vincolata a parziale uso pubblico.

 

*Articolo per la rivista trentina U.C.T.

 

                        Zell, 3 maggio 2004

                                                                                             Angelo Siciliano