Presentato a Palazzo Roccabruna il 20 aprile 2007

Su iniziativa della Camera del Commercio (C.C.I.A.A.) di Trento, nella magnifica sede di Palazzo Roccabruna, destinata a “Casa dei prodotti trentini”, dopo il meticoloso restauro dell’edificio che lo sottrasse all’abbandono e al degrado, il 20 aprile 2007 è stato presentato da Nereo Pederzolli, giornalista della Rai, il libro Vino Santo Trentino – un luogo, un mito di Andrea Andreotti (Moena 1948 – Trento 2005), cardiologo, medico dello sport con la passione della roccia e della vela. L’autore era un raffinato conoscitore del vino – supportato dalle conoscenze scientifiche – e dei suoi produttori, i vignaioli, per i quali nutriva un interesse umano e culturale di tipo antropologico. È stato autore di altri libri e diversi articoli sul vino. Andrea Andreotti era confratello della “Confraternita del Vino e della Vite di Trento” e faceva parte del “Capitolo”, il direttivo dell’associazione. La sua prematura scomparsa, a 57 anni d’età, dopo grave malattia, si avverte ancora oggi tra gli amici per la sua capacità di dire le cose senza girarvi attorno, anche su questioni controverse e scabrose. Con la sua proverbiale franchezza, a riguardo del prodotto vino, spesso additato nella nostra

società consumistica per i rischi che comporterebbe per la salute, egli sosteneva che è sempre meglio fare cultura del vino che denigrare. La presentazione del libro, a Palazzo Roccabruna, dove durante l’anno sono proposte a turno le specialità enogastronomiche trentine, dai vini ai formaggi, alla frutta, al miele ecc. s’inquadrava in un programma di promozione del Trentino DOC Vino Santo, dal titolo “Passito è Passione”, dal 20 al 22 aprile 2007. Nei due giorni si sono confrontate diverse generazioni di viticoltori.

Fra degustazioni e proposte enogastronomiche è stato possibile apprezzare le qualità di uno dei vini più raffinati e ricchi di storia del Trentino, un prezioso prodotto di nicchia ricavato da uve Nosiola vendemmiate in autunno e appassite per mesi su appositi telai, le Arèle, la cui pigiatura inizia per tradizione il giorno di Venerdì santo. La sua gradazione è di almeno 16 gradi e da cento chili d’uva raccolta si ricava solo il 30% in vino. Lo si può imbottigliare e commercializzare dopo almeno quattro anni di invecchiamento in botte, dove si affina e si arricchisce di molecole che ne fanno un prodotto unico. Gli operatori del settore, per essere certi di poterlo avere, lo prenotano con qualche anno di anticipo presso i produttori.

Il Vino Santo si produce in un territorio incantevole, la Valle dei Laghi, il cui microclima è di tipo mediterraneo. L’habitat dell’uva Nosiola, uva bianca, semplice e dai chicchi verde-oro, comprende la Val Cavedine e il territorio che va da Vezzano sino ad Arco, con i campi strappati alle rocce lungo i fianchi delle montagne. I comuni interessati sono Arco, Calavino, Cavedine, Drena, Dro, Lasino, Nago, Torbole, Padergnone, Riva, Tenno e Vezzano.

Ma oltre al Vino Santo, dall’uva Nosiola si ricava anche un altro vino. Dalle uve pigiate appena raccolte, dopo la fermentazione, si ottiene infatti il vino Nosiola di gradazione intorno ai 12 gradi, piacevole al gusto, da consumare ai pasti senza invecchiamento.

Il Vino Santo ha una lunga storia che parte dal 1508, quando si produceva in questo territorio un “vino bianco dolce” che faceva parte dei prodotti della terra, consegnati ogni anno al principe vescovo Giorgio Neideck, come pagamento dell’affitto per la custodia del dazio da parte del capitano vescovile di Castel Toblino, Giovanni Battista Carioli. All’epoca del Concilio di Trento era noto il vino amabile di Calavino. Nel 1825 a Melbourne, in Australia, fu attribuito un diploma di merito al Vino Santo di Giacomo Sommadossi, titolare dell’omonima cantina, fondata nel 1822, e amministratore dei Conti Wolkenstein, signori di Toblino. Dall’inizio dell’Ottocento si diffondeva la conoscenza di questo vino nelle città europee più importanti come Vienna, Parigi, Londra e Mosca. Raggiungeva la fama all’inizio del Novecento ottenendo diversi riconoscimenti internazionali. La crisi arrivava con la grande guerra del 1915-1918. Le aziende vinicole furono costrette a ridimensionare la produzione e a cercare nuovi mercati di sbocco. Alcune piccole cantine chiusero. Anche la grande crisi economica mondiale del 1929, arrivata in Trentino nel 1932, pesò sul Vino Santo. Durante la seconda guerra mondiale veniva sospesa la sua produzione e il secondo dopoguerra è stato un periodo oscuro in cui, per carenze legislative, altri vini dolci, prodotti con procedure veloci e poco costose, si fregiavano del nome di questo vino. Si dovette arrivare alla vendemmia del 1963, perché fosse invertita la rotta di un declino che pareva irreversibile. Carlo Bleggi, presidente della Cantina di Toblino, società cooperativa con centinaia di soci viticoltori, coadiuvato dal suo direttore-enologo Giancarlo Ciurletti, decideva di iniziare l’appassimento dell’uva Nosiola per la produzione del Vino Santo secondo la tradizione della Valle. Il vino così prodotto era il Vino Santo Classico Trentino, per distinguerlo dai vini analoghi commerciali esistenti sul mercato. Ma era Giuseppe Morelli che, negli anni successivi, si faceva carico della promozione per la rinascita di questo vino e così il 30 settembre 1976 nasceva il Consorzio volontario di autodisciplina per la valorizzazione del Vino Santo, registrato presso il notaio il 30 dicembre 1982. Il presidente era Arrigo Pisoni di Pergolese. Il Consorzio fissava le regole che i produttori consorziati dovevano rispettare: una bottiglia uguale per tutti con retroetichetta numerata, da applicare su ogni bottiglia di Vino Santo, e un bicchiere standard per la degustazione. Rimane famosa la manifestazione promozionale di Palazzo Pitti a Firenze, nel gennaio 1994. Passano gli anni e cambiano i tempi, svanisce l’entusiasmo iniziale e dopo 21 anni di presidenza, il 10 marzo 1997, Arrigo Pisoni si dimette. Il Vino Santo ha ottenuto la DOC, Denominazione d’Origine Controllata, e il Consorzio appare ormai inutile. Nel 2002 la normativa sulla Denominazione d’Origine Controllata “Trentino” è modificata e, per il Vino Santo, c’è la possibilità di fregiarsi della denominazione “Vino Santo Superiore”, ma è previsto un disciplinare più severo da rispettare per la sua produzione. Il 18 aprile 2002 è legalmente costituita la nuova “Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino DOC”. Sono cinque i soci fondatori: Cantina Toblino di Sarche, A.A. F.lli Pisoni di Pergolese, A.A. Francesco Poli di Santa Massenza, A.A. Giovanni Poli di Santa Massenza, A.A. Gino Pedrotti di Masi di Cavedine. A questi si aggiunge poi il sesto produttore di Vino Santo, la Cantina Pravis di Lasino. Questa associazione, che ha come presidente Marco Pisoni di Pergolese e come vicepresidente Carlo Filiberto Bleggi della Cantina di Toblino, opera con uno Statuto di 21 articoli e lo scopo, come scrive Andrea Andreotti, è “di valorizzare il Vino Santo Trentino, curandone la qualità, approfondendone le origini e interpretandone meglio caratteristiche e meriti”. La storia del Vino Santo Trentino, dunque, continua.

Nereo Pederzolli confidava ai presenti che questo libro doveva essere scritto a quattro mani, tesi e controtesi tra lui e Andreotti, ma la sorte aveva deciso diversamente.

Nei dieci capitoli del libro, oltre a trattare della produzione del Vino Santo e della sua storia, l’autore si sofferma sui grandi vini dolci naturali, sull’amenità dei luoghi di coltura del vitigno Nosiola (pare sia l’unico vitigno autoctono sopravvissuto alla fillossera), sulle famiglie e le cantine che l’hanno reso famoso, sulle manifestazioni che hanno contribuito a diffonderne la conoscenza presso i consumatori.

Nereo Pederzolli in chiusura riferiva che per il Vino Santo Trentino, che ha già la DOC, si cercherà di ottenere la DOCG, Denominazione d’Origine Controllata e Garantita. Ma l’operazione non è semplice, perché tra le altre cose bisognerà cercare di distinguersi da vini analoghi esistenti sul mercato, come il Vin Santo toscano, passito anch’esso, ma con peculiarità diverse. La via percorribile sembrerebbe quella di aggiungere al Vino Santo Trentino il nome Arèle, il cui significato è graticcio, su cui si appassiscono le uve Nosiola.

Concludeva la presentazione del libro un rinfresco, offerto dalla C.C.I.A.A. di Trento, e, oltre alla degustazione del Vino Santo e del vino Nosiola, si potevano assaggiare alcune specialità trentine che ben si combinano con questi due vini. (Questo articolo, scritto per le riviste “La Vigna” e “Judicaria”, è nel sito www.angelosiciliano.com).

 

Scheda del libro

Il libro di Andrea Andreotti Vino Santo Trentino – un luogo, un mito, di 160 pagine, con 40 fotografie in bianco e nero e 51 a colori, scattate in massima parte da Massimo Zarucco, e con un’appendice di Nereo Pederzolli, è edito, per il marchio ARTIMEDIA Sas, Via Madruzzo n. 31 Trento (tel. 0461-232400, sito www.artimedia.it), da “Valentina Trentini editore”, una casa editrice al femminile che s’avvale della collaborazione di Gloria Callegari, Stefania Gasperi, Mara Franceschi, Enrica Rigotti e il coordinamento editoriale di Giovanni Giovannini. Stampato nel 2005, dalla tipografia Temi, ha il prezzo di copertina di € 25.