MEDARDO ROSSO
Le origini della scultura moderna
Allo scultore Medardo Rosso (Torino 1858 Milano 1928) è stata allestita una mostra a Rovereto, da maggio ad agosto 2004, che sarà in seguito riproposta a Torino. È coprodotta dal Mart di Trento e Rovereto e dalla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, in collaborazione con le Civiche Raccolte d’Arte di Milano.
Di lui Carlo Carrà, nel 1914, sulla rivista Lacerba scriveva: “Grande Medardo Rosso Genio Italiano”.
Erano venticinque anni che non veniva ricordato con una mostra in Italia.
Nel frattempo studi attenti e retrospettive notevoli gli sono stati dedicati all’estero e l’importanza della sua arte, a cavallo tra Ottocento e Novecento, è stata riconosciuta a livello europeo. Ciò a conferma di come avevano visto giusto Ardengo Soffici e i futuristi, quando Boccioni, nel 1912, gli inviò personalmente il Manifesto della scultura futurista.
Medardo Rosso si era trasferito a Milano con la famiglia nel 1870.
Pur avendo studiato a Brera, da dove era stato espulso nel 1883 per aver raccolto firme di protesta contro le carenze dell’Accademia, relativamente ai corsi di nudo, e per aver malmenato uno studente contrario a firmare, per gli esiti della sua arte lo si potrebbe definire “francese”, anche se a Parigi, dov’era stato naturalizzato, era considerato comunque uno straniero.
A Milano frequentò l’ambiente della scapigliatura e ne sono visibili gli influssi con contrasti di luce sulle opere che eseguì prima del 1884, anno in cui si recò a Parigi.
Qui si legò in amicizia con lo scultore Rodin, con il quale sorsero in seguito tante polemiche, e trasferì nella tridimensione della scultura i principi dell’impressionismo pittorico, adottando materiali come il gesso e la cera che gli consentivano un plasticismo tonale. E anche quando ricorse alla fusione in bronzo, badò non tanto al volume quanto all’effetto ambientale che l’opera può assumere.
Il fruitore, al cospetto delle sue opere, è affascinato dallo scivolamento delle forme, dall’assenza di piani prestabiliti, dagli effetti luminosi e dal colore caldo e talvolta diafano delle sue cere.
I suoi soggetti appartengono alla vita quotidiana e in genere si tratta di persone umili.
Si dedicò anche alla produzione di opere per i cimiteri e di altre ispirate all’arte antica, in particolare quella romana imperiale.
Durante la sua vita tenne o partecipò a diverse mostre in varie città: Venezia, Firenze, Milano, Roma, Parigi (Esposizione Universale e Salon d’Automne, di cui fu membro fondatore) e Vienna.
Diversi musei europei, lui ancora in vita, acquistarono sue opere.
Gli è stato dedicato un museo a Barzio, il Museo Medardo Rosso.
Una settantina i pezzi in mostra, tra sculture e disegni, accompagnati da stampe fotografiche d’epoca. Tra le sculture esposte vanno segnalate: El locch, bronzo del 1881-82; Carne altrui, cera del 1883-84; Aetas aurea, cera del 1886; Bambina che ride, cera del 1889; Rieuse, bronzo del 1890; Bambino ebreo, cera del 1892.
I suoi scritti in catalogo attengono all’impressionismo o sono delle lettere, una delle quali indirizzata al primo ministro francese Georges Clemenceau, che fece acquistare due sue opere.
Luciano Caramel ha curato la mostra e si era già occupato a suo tempo di quella di Milano del 1979.
In questi anni ha molto indagato e lavorato per il ponderoso catalogo ragionato sull’opera di Medardo Rosso, che dovrebbe uscire alla fine del corrente anno.
Catalogo
- A cura di Luciano Caramel.
- Testi di G. Belli, L. Caramel, C.Bertelli, G. Lista.
- Ricchi apparati di foto delle opere, notizie biobibliografiche e scritti dell’artista.
- Stampato nel 2004 da Skira editore, Ginevra-Milano.
Zell, 14 luglio 2004
Angelo Siciliano