I soci del FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, il pomeriggio di mercoledì 5 ottobre 2005, nonostante la pioggia insistente e fastidiosa, o forse proprio per questo, sono accorsi numerosi al primo appuntamento del programma autunnale che prevedeva la visita a due palazzi e una degustazione in castello. Promotori dell’operazione erano i soci FAI di Rovereto, che si avviano a costituire una Delegazione FAI autonoma nella loro città.Le visite previste riguardavano due importanti palazzi roveretani privati, situati in Piazza Malfatti, l’ex Piazza del Grano, e appartenuti a due famiglie nobili. Rispettivamente i Del Ben, che furono mercanti prima di diventare nobili, e i Pizzini, il cui capostipite era stato inizialmente dentista dell’imperatore, prima di immettersi negli affari. Hanno fatto da guida, nel primo palazzo il geometra Renzo Falqui Massida, che n’aveva diretto i lavori di restauro, nel secondo l’architetto Manuela Bruschetti, che ha il suo studio assieme ad altri colleghi proprio nel palazzo

Due palazzi stilisticamente differenti tra loro, che nel Cinquecento erano una struttura unica. Nel ‘700 essa fu frazionata in tre parti e subì l’innalzamento del piano superiore. Nella prima parte, che ora appartiene alla famiglia Borghetti, sono stati riportati alla luce gli affreschi rinascimentali, che sono molto belli. Sono attribuiti al Falconetto, ma manca la certezza per quest’attribuzione, perché se è vero che l’artista operò a Rovereto fino a circa il 1530, tra le carte della famiglia manca qualsiasi riferimento alla questione.

Gli affreschi, rimasti coperti per secoli sotto le ridipinture in calce e riportati alla luce nei recenti restauri, sono distribuiti nei vari ambienti della casa. S’ispirano al vecchio e al nuovo testamento e sono perfettamente leggibili, anche se alcuni lavori di sistemazione idraulica e di messa in sicurezza dell’impianto elettrico, avendo comportato lo scavo di solchi nei muri, in alcuni punti li hanno irrimediabilmente danneggiati.

L’arredo non è quello originale, perché nel tempo i mobili del Cinquecento sono stati tutti asportati.

Anche il giardino interno del palazzo è stato risistemato. Vi sono stati messi a dimora due vecchi ulivi, spiantati altrove, che non hanno avuto difficoltà ad attecchire nel nuovo ambiente.

All’esterno, sulla facciata, il palazzo presenta una fascia ornamentale dipinta sotto la grondaia, con soggetti mitologici, che solo per un terzo è quella del Cinquecento, perché durante la Grande guerra il palazzo fu centrato da una bomba italiana. Dovette essere ricostruito in parte e subì dei rimaneggiamenti anche nella fascia ornamentale.

Il Palazzo Pizzini, come si diceva, stilisticamente è completamente diverso dal Palazzo Del Ben. Vi si accede attraverso un sontuoso scalone con colonne. È considerato il più bel palazzo in stile rococò in ambito trentino. Anche qui fu asportato l’asportabile. Rimasero, oltre ai muri, gli affreschi sui soffitti e le vistose cornici in stucco, attorno agli affreschi e in cima alle porte. Le rappresentazioni, con personaggi in costume del Settecento, sono allegoriche e assomigliano a quelle di Palazzo Trentini a Trento. E, infatti, li realizzarono gli artisti Fattori e il suo gruppo che affrescarono diversi palazzi a Trento e a Rovereto nel Settecento. Il più noto è proprio Palazzo Trentini, l’attuale sede della Presidenza del Consiglio provinciale.

In entrambi i palazzi permangono gli stemmi di famiglia.

A Castel Noarna, dove ci avrebbe raggiunto Giovanna degli Avancini, Capo Delegazione del FAI per il Trentino, si andava solo coloro che avevano prenotato la merenda.

Appena giunti al castello, collocato in mezzo a sette ettari di vigneti, a 350 metri sul livello del mare, si aveva un bel colpo d’occhio sulla Vallagarina e sul resto della valle attraversata dall’Adige.

Si faceva tutti insieme un brindisi e poi, guidati da Francesca Molinari, si andava a visitare l’interno del castello. Prima ci si recava a visitare la cantina, poi si saliva lo scalone e si ammirava la volta michelangiolesca affrescata nel ‘500.

Quindi si entrava nella sala detta “Il giardino d’inverno” con la volta affrescata a mo’ di pergola con vari tipi di piante.

Dopo aver visitato la Cappella interna, in cui si ammirava la pala d’altare "L'incoronazione della Vergine con i santi Nicola e Francesco" risalente al 1580, si saliva in sala da pranzo dove erano servite le specialità preparate per l’occasione, abbinate ai vini Salvanel, Bianco di Castelnuovo e Mercuria.

Volta Michelangiolesca a Castel Noarna

Veduta aerea di castel Noarna

 

 

 

 

 

 

 

 

Pergola dipinta a Castel Noarna

 

Castel Noarna, di proprietà della famiglia Zani di Rovereto dal 1974, dopo l’acquisto dal conte Alberico Lodron con la campagna circostante, è sede di un’azienda agricola che produce dieci qualità d’uve, offre cinque tipi di vini e organizza visite ed eventi speciali.

Ma non è stato sempre così. La storia di questo castello ebbe inizio nell’XI sec., quando si chiamava Castelnuovo Lagarino. Era stato edificato sui resti di una preesistente fortificazione romana e i proprietari erano i Castelnuovo, il cui nome derivava da quello del castello.

Alla fine del 1200 il castello, da cui dipendevano le comunità di Noarna, Castellano e Pomarolo, passava ai Castelbarco, potente famiglia del Principato vescovile di Trento, con proprietà anche nel bellunese e nel veronese.

Nel 1486 il castello passava ai Lodron, grazie all’appoggio della Repubblica di Venezia, e si ampliava il controllo sul territorio che va da Reviano sino ad Aldeno.

Con Nicolò Lodron, che sposava, nel 1532 Gentilia Contessa d’Arco, che metteva al mondo Gasparo, e, in seconde nozze, Beatrice di Castellalto, da cui nascevano Paride e Susanna, il castello da fortezza difensiva era ampliato con settori residenziali e trasformato in dimora gentilizia. Si realizzavano molti affreschi e il castello assumeva l’aspetto odierno.

Paride Lodron nel 1606 sarebbe diventato Principe Vescovo di Salisburgo e avrebbe fatto costruire a Villalagarina la Cappella di San Ruperto, piccolo capolavoro decorato con preziosi stucchi ed affreschi in stile barocco.

I Lodron nel 1842 rinunciarono ai diritti feudali e dopo il 1876 si trasferirono nel loro palazzo di Nogaredo, perciò il castello divenne residenza estiva e fu svuotato del suo arredo che servì ad arredare il palazzo.

Castel Noarna rimane tristemente famoso per il processo alle streghe di Nogaredo nel 1646. Diverse streghe del posto vennero arrestate e rinchiuse nel castello. Alcune di esse furono liberate, perché riconosciute innocenti, ma cinque furono condannate, decapitate e mandate al rogo, come monito alla popolazione, e gli abitanti delle giurisdizioni furono costretti assistervi. Anche un uomo fu accusato di stregoneria e morì nella prigione del castello.

 

 

            Zell, 20 ottobre 2005                                                  Angelo Siciliano

                                                                                      www.angelosiciliano.com