26 MEDAGLIE SACRE, UN PICCOLO CROCIFISSO

E OTTO MONETE DEL 1700 SARANNO ESPOSTI

IN AGOSTO 2007 NEL MUSEO POMPILIANO

DI MONTECALVO IRPINO

Ci restituiscono l’oro della memoria

 Ero ragazzo quando cominciai a raccogliere alcuni reperti antichi tra le zolle, nella terra dei miei nonni paterni alla Costa della Menola, attorno al casino di Minòcchju, acquistato dal nonno Angelomaria con i dollari risparmiati grazie alla sua emigrazione negli USA, all’inizio del

Novecento, e che noi poi abbiamo ereditato. Raccoglievo, tra lo scetticismo e l’incredulità dei parenti prima, e degli estranei poi, ciò che era inutile nella cultura materiale dei contadini. Per loro aveva importanza solo ciò che era di utilità pratica o si poteva cedere a terzi in cambio di denaro. Un comportamento, il loro, giustificato dal fatto che si viveva in un’economia di sussistenza.

Raccoglievo monete antiche, medagliette, frammenti di oggetti in ceramica (soldi antichi, mmiràgli, àshculi di vacìli). Li ripulivo e li conservavo con cura. Certamente non avevano valore monetario, ma io ne ero affascinato e incuriosito. Iniziava così per me, inconsapevolmente, il viaggio fantastico tra la storia, l’arte, la poesia, l’affabulazione, la memoria, l’etnografia e la cultura in generale. Ancora oggi esso prosegue e mi fa sentire idealmente il ragazzo che fui in quella campagna sperduta e lontana dal mondo. Una volta essa era fiorente e animata da contadini e ciucai chiassosi, che si arrampicavano a fatica per i ripidi sentieri. Nei miei ricordi di emigrato resta impressa come un eden, ma oggi è abbandonata e inselvatichita e, tra non molto, non sarà più in grado di restituire ulteriori reperti del passato.

Ricordo con qualche rimpianto i contadini che mettevano insieme rottami di ferro, oggetti di rame e monete rinvenute nella terra e vendevano il tutto per poche lire al robivecchi, un arianese trapiantato a Montecalvo, Carminùcciu Fierruviécchju, che aveva messo su famiglia con una nostra compaesana e, all’inizio della seconda metà del Novecento, girava periodicamente per le periferie del paese spingendo il suo carrettino, su cui esponeva anche dei giocattoli.

I segni e i colori dei reperti ceramici avrebbero stimolato la mia fantasia nella realizzazione di un centinaio di disegni e opere pittoriche, con cui si sarebbe potuto decorare tante vacìli, piatti grandi. Addirittura, accarezzavo l’idea di avviare una piccola fabbrica di ceramica decorata. In seguito, studiando quei trenta chili di cocci, messi insieme negli anni, avrei scoperto che facevano parte di stoviglie e maioliche prodotte in massima parte dalle fabbriche arianesi, a partire dal XII sec., quando fu il re Ruggero II a portare ad Ariano Irpino dei ceramisti saraceni, che si insediarono in loco creando delle fabbriche di maioliche. E a questo proposito può risultare molto istruttiva e interessante una visita al bel Museo della Ceramica di Ariano Irpino.

Col tempo avrei cominciato a raccogliere frammenti in terracotta di varie epoche e i token, dischi fittili e litici, scorie di fusione dell’età del Bronzo e reperti di pietra come asce, grattatoi e bifacciali che fanno pensare al Paleolitico (oltre 10.000 anni a.C.).

Alcune monete antiche rimandano ai Romani, ai secoli del secondo millennio e, quelle con le effigi dei re Borboni, al Settecento e all’Ottocento.

In agosto 2007 saranno esposte, nel Museo Pompiliano di Montecalvo Irpino, creato dall’abate don Teodoro Rapuano, 26 medaglie sacre, un piccolo crocifisso e otto monete del Settecento, tutti rinvenuti in oltre 50 anni tra le zolle di contrada Costa della Menola a Montecalvo Irpino.

Le medaglie di bronzo, di rame, o d’ottone, e il piccolo crocifisso, appartengono a secoli diversi.

La Madonna è la più effigiata. Ben 15 volte ricorre su di esse la sua immagine: Madonna con Bambino, Madonna del Rosario, Madonna delle sette spade o sette dolori, Madonna di Loreto, Madonna di Montenero, Maria Immacolata, S. Maria dell’Arco e Vergine irraggiata.

Le altre effigi sono: Arcangelo Gabriele, B. Gerardo Maiella, Cristo Salvator Mundi, S. Anna Aemy, S. Antonio da Padova, S. Caro, S. Domenico a Cocullo, S. Elisa, S. Francesco, S. Filippo, S. Germana, S. Ludovico, S. Maria Goretti, S. Pietro, S. Pompilio Maria Pirrotti, S. Rosa di Viterbo, SS. Sacramento e diversi altri santi indicati con le sole iniziali, o senza alcuna lettera alfabetica.

Singolare è la medaglia di S. Domenico, che si festeggia a Cocullo, in Abruzzo, il primo giovedì di maggio, con la processione dei serpari, che richiama tanta gente da fuori regione. Rettili di vari tipi, fatta eccezione di quelli velenosi, vengono catturati dai serpari nelle campagne circostanti nelle settimane precedenti ed esibiti durante la processione. Una volta celebrata la festa, anche per via degli accordi stipulati con le associazioni ambientaliste, i rettili sono liberati nel territorio di cattura e non venduti al pubblico come succedeva una volta.

Il rito dei serpari di Cocullo risale al XII sec. e si ammanta di antiche tradizioni pagane, quando i serpari erano dei sacerdoti, impropriamente collegati alla dea Angizia, divinità marsa e latina, venerata a Luco dei Marsi. Anche la scelta del giovedì, giorno in cui nei secoli passati si celebravano le feste del Corpus Domini e dell’Ascensione, si deve al fatto che esso era il giorno dedicato a Giove, capo degli dei pagani dell’Olimpo. E a questo proposito va detto che vi è stata una tacita coesistenza nei secoli tra la religione cristiana e le credenze magico-rituali, che affondano le radici nel paganesimo. Talvolta, queste ultime sono state assimilate dal Cristianesimo.

In passato, a Montecalvo Irpino, i serpari, o meglio gli incantatori di serpenti, erano chiamati ciaràvuli, suonatori di corno, dal termine greco kerallos, che significa appunto corno. Generalmente però, i nostri serpari attiravano i serpenti con dei semplici fischi e, dopo averli catturati, se li mettevano a tracolla e si esibivano con una certa baldanza tra i compaesani spaventando le ragazze. Ma ciaràvulu stava pure per ciarlatano, millantatore, perdigiorno.

Queste medaglie, che la terra ha restituito nei decenni, non sono una collezione sistematica e da questo punto di vista essa è chiaramente incompleta. Infatti, relativamente ai pellegrinaggi, mancano le medaglie di Mamma Schiavona di Montevergine, di S. Filomena di Mugnano del Cardinale, di S. Gennaro di Napoli, dell’Incoronata di Foggia, di S. Nicola di Bari. Tutti santi e luoghi dove i fedeli dell’Irpinia e non solo, sino a metà Novecento, si recavano in pellegrinaggio, a piedi o a cavallo, nelle stagioni intermedie, quando i lavori nei campi diminuivano e il tempo era né troppo freddo né troppo caldo. Tuttavia, a questo riguardo, vi sono una medaglia di S. Pompilio, quella di S. Gerardo Maiella, quando era ancora beato, tre della Madonna di Pompei, quattro della Madonna di Loreto e quella con S. Michele Arcangelo, il cui luogo di riferimento è Monte Sant’Angelo sul Gargano, col suo santuario nella grotta.

L’anno più antico, riportato sul rovescio della medaglia con S. Elisa, è il 1625. Ma non è detto che qualcuna non possa essere addirittura più antica.

Le otto monete, con le effigi dei re Borboni, sono del Settecento. Non si può fare a meno di pensare agli antenati per le cui mani questi dischetti di rame sono passati, chissà quante volte, per l’acquisto di qualche toscanello o un pugno di sale. Quattro monete furono coniate sotto re Carlo II (1716-1788), diventato poi re Carlo III di Spagna nel 1759, dopo la morte senza eredi di suo fratello re Ferdinando VI, e quattro sotto suo figlio re Ferdinando I di Borbone (1751-1825), già IV come re di Napoli e III come re di Sicilia. Inquadrano il Settecento, il secolo in cui visse il nostro santo, San Pompilio Maria Pirrotti (Montecalvo Irpino 1710 – Campi Salentina 1766), che si festeggia il 20 agosto. Sino al 2000 è stato l’unico santo irpino, anno in cui papa Giovanni Paolo II ne ha canonizzato un altro, Alberico Crescitelli (Altavilla Irpina 1863 – Cina 1900), missionario e martire in Cina, dove il suo corpo fu gettato in un fiume.

Di questi reperti, che saranno esposti nel Museo Pompiliano di Montecalvo Irpino, il crocifisso e alcune delle 26 medaglie sono pubblicati a pag. 8 del mio calendario artistico-culturale del 2007, realizzato grazie alla sponsorizzazione del Comune di Montecalvo Irpino, mentre le otto monete del Settecento sono inedite.

Le medaglie sacre rappresentano la religiosità, la fede e la devozione di almeno quattro secoli di vita dei progenitori irpini montecalvesi. Assieme alle monete del Settecento ci restituiscono, attraverso l’humus della cultura orale e della storia non scritta degli antenati, gente umile, marginale e sconosciuta, l’oro della memoria del nostro passato. Un bene più prezioso dell’oro stesso (questo articolo, con le foto e le schede delle medaglie e delle monete, è fruibile nel sito www.angelosiciliano.com).

Montecalvo, 12 giugno 2007                                                               Angelo Siciliano

 

LE MONETE DEL 1700

Rinvenute alla Costa della Menola

 

Le otto monete in rame furono coniate sotto i re Borboni: quattro sotto il regno di re Carlo II (1716-1788), diventato poi re Carlo III di Spagna nel 1759, dopo la morte senza eredi di suo fratello re Ferdinando VI, e quattro sotto il regno di suo figlio re Ferdinando I di Borbone (1751-1825), già IV come re di Napoli e III come re di Sicilia. Inquadrano il Settecento, il secolo in cui è vissuto il nostro santo, San Pompilio Maria Pirrotti (Montecalvo Irpino 1710 – Campi Salentina 1766).

Così si presentano al dritto e al rovescio:

Mon. n. 1: dr. – Effigie di re Carlo II con scritta: CAR D C UTE SIC REX; rov. – cartiglio a forma di scudo con scritta M 4 M 1756.

Mon. n. 2: dr. – Effigie di re Carlo II con scritta: CAROLUS II D G REX ; rov. – Stemma con scritta: SICILIA HIERUSA.

Mon. n. 3: dr. – Effigie di re Carlo II con scritta: CAROLUS II D G REX ; rov. – Stemma con scritta: SICILIA HIERUSA.

Mon. n. 4: dr. – Effigie di re Carlo II con scritta: CAROLUS II D G REX ; rov. – Stemma con scritta: SICILIA HIERUSA.

Mon. n. 5: dr. – Effigie di re Ferdinando IV con scritta: FERDINANDUS REX; rov. – Cavallo con aquila e scritta: parola parzialmente illeggibile -QUITAS, REGNI.

Mon. n. 6: dr. – Effigie di re Ferdinando IV con scritta: FERDINANDUS REX; rov. – Cavallo con aquila e scritta: parola parzialmente illeggibile -QUITAS, REGNI.

Mon. n. 7: dr. – Effigie di re Ferdinando IV con scritta: FERDIN IV SICIL REX P; rov. – Grappolo d’uva con scritta: C 4 1791.

Mon. n. 8: dr. – Stemma cinto di alloro ; rov. – Tornesi 5 con corona, con scritta 1798.

 

LE MEDAGLIE RINVENUTE ALLA COSTA DELLA MENOLA

LE MEDAGLIE RINVENUTE ALLA COSTA DELLA MENOLA

 

 

Le 26 medaglie sacre di rame, di bronzo, di ottone e una forse di stagno, e il piccolo crocifisso, rinvenuti in oltre 50 anni tra le zolle dei campi coltivati alla Costa della Menola di Montecalvo Irpino, testimoniano la devozione religiosa dei montecalvesi negli ultimi secoli. Hanno varia provenienza. La data più antica, riportata su una di esse, la n. 16, è il 1625.

Così si presentano al dritto e al rovescio (dr. e rov.):

Med. n. 1: dr. – Immagine della Madonna più la scritta: B.V. MARIA IMMACOLATA 1854; rov. – Immagine di Gesù più la scritta: S. CUORE DI GESÙ.

Med. n. 2: dr. – Immagine del Santo più la scritta: B. GERARDO MAIELLA DEL SS. REDENTORE-RICORDO DEL SANTUARIO; rov. – Altare più la scritta: CAPPELLA DEL B. GERARDO NEL SANTUARIO DI CAPOSELE.

Med. n. 3: dr. – Quadro di Madonna con Bambino più la scritta: S. MAR. ARCI ORA PRO NOBIS; rov. – Cerbiatto sotto due rami di alloro ad arco più la scritta: URRA REFIGIRDI S. M. DELL’ARCO CORONAT NEL DÌ 8 SETTEMBRE 1874.

Med. n. 4: dr. – Immagine di S. Francesco più la scritta: OASI S. FRAN.; rov. – Una croce mauriziana o trifogliata.

Med. n. 5: dr. – Immagine della Madonna delle sette spade, o sette dolori, più la scritta: ROMA; rov. – Immagine di santo più la scritta: S. CARO RO e tre lettere illeggibili.

Med. n. 6: dr. – Immagine di una santa più la scritta: S. ANNA AEMY; rov. – Immagine di Cristo più la scritta: SALVATOR MUNDI SALVA NOS.

Med. n. 7: dr. – Immagine di un santo più la scritta: ΩAN G. OR. P. N.; rov. – Immagine di santo che contempla una statua e una scritta di tre lettere: ANI.

Med. n. 8: dr. – Immagine di S. Domenico più la scritta: S. DOMIN AB PRD CUCUL; rov. – Immagine della Madonna delle sette spade, o sette dolori.

Med. n. 9: dr. – Immagine di santa più la scritta: S. GER.; rov. – Immagine di S. Pietro con lettere S. P. e altre tre lettere indecifrabili.

Med. n. 10: dr. – Vergine irraggiata più la scritta: B. VIRGIN CARSSONCI; rov. – Ostensorio più la scritta: parola illeggibile, SS. SACRAM.

Med. n. 11: dr. – Immagine di Madonna con Bambino più la scritta: S. MARIA LAURET; rov. – Immagine di crocifisso con croce trifogliata.

Med. n. 12: dr. – Immagine di un santo con le iniziali S. L. (S. Liberatore, S. Lorenzo o S. Luca?); rov. – Immagine dell’Arcangelo Gabriele.

Med. n. 13: dr. – Figura di santo con Bambino in piedi sul libro aperto sul palmo della mano sinistra (verosimilmente S. Antonio) e la scritta ROM; rov. – Santo che contempla il crocifisso.

Med. n. 14: dr. – Madonna di Loreto; rov. – Santo che contempla una statua con la sovrastante scritta ΩAN.

Med. n. 15: dr. – Santo con la scritta AHC; rov. – Santo che contempla una statua.

Med. n. 16: dr. – S. Elisa con la scritta: S. ELISA REG. PO.; rov. – Chiesa con due santi e la scritta: 1625.

Med. n. 17 a forma di cuore: dr. – Tre santi con le scritte: S. FRAN. SO, S. CAR. B., S. PHIL. BA; rov. – Due santi con le scritte: S. LUDO. BI, S. ROSA VI.

Med. n. 18: dr. – Madonna di Loreto; rov. – Cristo crocifisso e croce trifogliata.

Med. n. 19: dr. – Madonna con Bambino e santi con la scritta: M. SS. DEL ROSARIO POMPEI; rov. – Altare contornato da scritta: parola illeggibile, 1881 VERGINE DEL ROSARIO DI POMPEI.

Med. n. 20: dr. – Madonna del Rosario con Bambino e santi, di Pompei; rov. – Vuoto.

Med. n. 21: dr. – Madonna del Rosario con Bambino e santi, di Pompei; rov. – Elementi floreali.

Med. n. 22: dr. – Madonna con Bambino e due angeli con la scritta: MADONNA DI LORETO; rov. – Madonna con Bambino e la scritta: MADONNA DI MONTENERO.

Med. n. 23: dr. – Santa (verosimilmente S. Maria Goretti) con doppia scritta circolare in cui è decifrabile solo una parola, GORETTI; rov. – Croce che sormonta una M su due cuori, il tutto contornato da stelle.

Med. n. 24: dr. – Madonna con la scritta, in cui si leggono solo le lettere TO; rov. – Vuoto.

Crocif. n. 25: dr. – Figura orante con la scritta VITA PRES; rov. – Cristo crocifisso.

Med. n. 26: dr. – Madonna con la scritta: B. V. MARIA IMMACOLATA; rov. – Scritta: MEMORIA DEL MESE DI MARIA.

Med. n. 27: dr. – Busto di S. Pompilio Maria Pirrotti con la scritta: S. POMPILIO M. PIRROTTI; rov. – Santuario con la scritta: SANTUARIO CAMPI SALENTINO.

 

 

            Montecalvo, 10 giugno 2007                                       Angelo Siciliano