La XVIII Rassegna del MÜLLER THURGAU

Ogni estate si ripete l’evento di questo vino che raccoglie i consensi della gente.

Ogni anno a Cembra, simpatica cittadina trentina da cui l’omonima valle prende nome, con i suoi caratteristici vigneti terrazzati sui ripidi strati di porfido che affacciano sull’Avisio, si ripropone la rassegna del Müller Thurgau, il vino di montagna, come viene ora denominato questo bianco che s’accompagna bene agli insaccati. E l’evento si ripete, ma sempre con delle novità. Qualche anno fa, ad esempio, chi era abituato a venire alla festa del Müller per tornarsene a casa con qualche cartone di questo vino, scoprì che era finita l’epoca dei cartoni. Da allora in poi questo vino si sarebbe venduto solo in bottiglia, con

tanto d’etichetta delle cantine produttrici e marchio doc. Era un segno dei tempi e un cambiamento di rotta necessario e importante. Avevano capito gli operatori del settore che a continuare coi cartoni non si andava lontano.Da anni il vino non è più un alimento, com’era per i contadini e i consumatori di una volta. Ormai fa parte dei beni voluttuari e la filosofia è “bere meno ma bere bene”. I prezzi sono lievitati nel tempo e sono lo specchio questa nuova realtà. Se si vuole creare e consolidare un’immagine seria di questo prodotto, e imporlo sui mercati, l’evento deve avere carattere internazionale, con l’investimento di risorse umane e finanziarie importanti per il raggiungimento dell’obiettivo.Con i tanti vigneti a perdita d’occhio, la Valle di Cembra, con i suoi 400 ettari destinati al Müller Thurgau sui 631 complessivi della provincia di Trento, è una bella valle. Nonostante le brutture e le deturpazioni che le procurano le tante cave di porfido, da cui si estrae “l’oro rosso”, vale a dire la pietra che trova numerosi impieghi, dall’edilizia alla pavimentazione delle strade. Ma si sa, il “disossare” le montagne rovina l’ambiente, ma crea altre montagne, quelle della ricchezza.Nel 2005, dal 6 al 10 luglio, si è tenuta la XVIII rassegna del Müller Thurgau, a cui era abbinato “Il II Concorso internazionale dei vini Müller Thurgau”. Questo vino si produce ormai in tutti i continenti.

Alla rassegna partecipavano 85 vini provenienti da aree differenti. Per quanto riguarda il Trentino vi erano vini delle cantine della Valle di Cembra, Faedo, Valle dell’Adige, Valle dei Laghi, Vallagarina. Dall’Alto Adige erano giunti vini prodotti in Valle d’Isarco, Terlano, Valle dell’Adige Bassa Atesina. Erano rappresentate anche le regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Dall’estero provenivano i Müller Thurgau di Germania, Svizzera e Repubblica Ceca. Accanto ai vini erano esposti i distillati delle vinacce del Müller Thurgau. La relativa mostra presentava 15 grappe, di cui 14 erano di distillerie trentine e una proveniva dall’Alto Adige. L’evento del Müller Thurgau comprendeva visite guidate ai vigneti, degustazioni gratuite abbinate alle golosità di montagna, visite, nelle vie del centro storico di Cembra, alle Aziende agricole viticole e alle distillerie della Strada del Vino e dei Sapori delle Colline Avisiane, Faedo e Valle di Cembra. Da quando il vino è un bene voluttuario, eventi di questo tipo ve ne sono in Italia e all’estero, e servono a diffondere la conoscenza e la cultura del vino, per stimolare la curiosità e la domanda del prodotto da parte dei consumatori. E oltre a tavole rotonde e convegni, cosiddetti tecnici, che servono agli addetti ai lavori per confrontarsi, portare contributi personali e acquisire nuove conoscenze, si organizzano come contorno eventi mondani, che hanno lo scopo di attirare la gente e indurre i media a fare da cassa da risonanza. Il pomeriggio dell’8 luglio, a Cembra, la Confraternita della Vite e del Vino di Trento era ospite, come ogni anno, per la degustazione di alcuni ottimi Müller Thurgau, e si teneva pure il convegno tecnico dal titolo “Un patto per il Müller Thurgau: presente e futuro di un vino espressione di un territorio”. Il Moderatore era Fausto Peratoner, vice presidente del Comitato Mostra Valle di Cembra, e nell’introdurre il dibattito poneva l’accento sul fatto che, in Valle di Cembra, il patto territoriale per la produzione del Müller ha trovato la sua massima espressione. Il primo intervento era di Erman Bona, direttore del Consorzio Trentino Vini, che, numeri alla mano, faceva il quadro preciso e dettagliato della situazione vitivinicola in Trentino. D’altronde, se si vuole programmare un’attività produttiva, in qualsiasi settore i dati statistici sono fondamentali. Da ciò che esponeva si ricavava quanto segue: in Trentino la superficie vitata è di 10.000 ettari; la produzione di uva nel 2004 è stata di 1.275.529 quintali; l’uva a bacca bianca copre il 60% del totale, che vede al primo posto lo Chardonnay, al secondo il Pinot grigio, al terzo il Müller; l’uva a bacca rossa copre il 40% del totale, con prevalenza del Pinot e a seguire Merlot, Teroldego, Schiava, Cabernet, Marzemino. Il Müller, vitigno di montagna, dai 30.000 quintali d’uva del 1990 è passato ai 100.000 del 2004, e il 70% di essa diventa vino, mentre col rimanente si fa spumante con metodo Charmat. Il Müller Thurgau si produce soprattutto nella regione Trentino Alto Adige e si colloca per la maggior parte sul mercato nazionale.Rispetto agli anni Ottanta la sua qualità è molto migliorata, grazie alle ricerche e ai cospicui investimenti che sono stati fatti per adeguare le cantine alla nuova cultura del vino. Paolo Benati poneva l’accento sul fatto che bisogna creare un’immagine forte del vino, che non dev’essere slegata dal territorio. Vanno coinvolti i turisti e i consumatori con una serie di eventi in città come Napoli, Roma, Milano, Amburgo e Monaco di Baviera. La promozione vive di compattezza e unità. Giacinto Giacomini, direttore generale della Cavit, esponeva velocemente la storia del Müller Thurgau e le difficoltà che esso incontrò in passato per affermarsi sul mercato. Riferiva che oggi è importante differenziarsi, che il Müller dev’essere prodotto nelle zone vocate, ma anche i prezzi hanno la loro importanza. Rivolto all’assessore Mellarini, si lamentava che nei ristoranti trentini vi sono tutti tipi di vini, tranne quelli trentini. Roberto Zeni, Presidente dei Vignaioli Trentini, parlava anche lui delle difficoltà iniziali che il Müller ebbe sul mercato, della produzione attuale e del mercato italiano in cui serpeggia l’esterofilia. Tiziano Mellarini, assessore provinciale con deleghe per agricoltura, turismo e commercio, riferiva che il percorso intrapreso per la promozione del Müller Thurgau è da ritenersi buono. Diceva pure che la forestazione in questi anni è cresciuta del 60% e i boschi arrivano nei paesi. E ciò in qualche modo crea problemi. Bisogna bonificare i territori e assegnarli al comparto agricolo. I fondi a lui assegnati sono inferiori di 60.000.000 di euro rispetto al 2004 e bisogna razionalizzarne l’impiego. Diceva che produrre Merlot è sbagliato, perché non ha mercato. La globalizzazione tocca pure il Trentino e andranno fatte scelte di cambiamento coraggiose nei tre comparti di sua competenza. Sempre per l’evento del Müller Thurgau, il 9 luglio, nella splendida cornice del parco di Palazzo a Prato di Piazzo di Segonzano, sempre in Valle di Cembra, con tanta bella gente presente, si teneva l’incontro mondano che vedeva come moderatore lo storico dell’arte Philippe d’Averio, e la partecipazione di Carlo Bertelli, medievista ed ex sovrintendente di Brera a Milano, la scrittrice trentina Isabella Bossi Fedrigotti, Vanni Pasca, storico del design al Politecnico di Milano e alla facoltà d’Architettura di Palermo, e Maddalena Carvaglia, ex velina di “Striscia la Notizia” e ora studentessa di giurisprudenza. Daverio, come gli capita di fare in tivù nelle sue trasmissioni sull’arte, partiva in quarta con i suoi voli pindarici. Si avventurava in questioni storico-filosofiche d’ambito medievale, e poi anche sulla coltivazione della vite in Europa. Rivolto al pubblico chiedeva se era sembrato che avesse contato “troppe balle” e invitava Carlo Bertelli, a dire la sua su quanto esposto. Il medievista non si tirava indietro nel tarpargli le ali, e accennava alla coltura della vite nel medioevo. Isabella Bossi Fedrigotti, da astemia qual è, raccontava della sua famiglia produttrice di vini. Vanni Pasca parlava di design e marketing applicato al vino. Riferiva del vino del passato che era pessimo e come sia cambiata la produzione vitivinicola in generale, e in Sicilia in particolare. Maddalena Carvaglia parlava un po’ della Puglia, sua regione d’origine, e dei suoi vini. Chiudeva l’incontro la degustazione delle specialità gastronomiche, accompagnate dal Müller Thurgau, al buffet offerto da Trentino SPA.

Zell, 10 ottobre 2005     

Angelo Siciliano                                     www.angelo Siciliano.com