La ruota, la croce e la penna.

Mostra fotografica a Tricarico (MT) dedicata a Carlo Levi.

Il 28 maggio 2005, presso il Palazzo Ducale di Tricarico (MT) si presentava il libro di fotografie di Antonio Pagnotta, curato da Graziella Salvatore. Intervenivano gli amministratori locali e alcuni studiosi della realtà lucana. In occasione di quell’evento, a cui è stata fatta pubblicità con una bella foto-cartolina, il cui titolo potrebbe essere Figlióla cu la striculatóra, Ragazza con tavola per lavare i panni, nella cui immagine si fondono due mondi assai distanti dell’universo femminile, quello arcaico e quello moderno, Antonio Pagnotta faceva una donazione di fotografie al Centro di Documentazione Rocco Scotellaro di Tricarico, attinenti a luoghi, oggetti, personaggi e loro discendenti, ispirati al romanzo capolavoro, Cristo si è fermato a Eboli, di Carlo Levi. Al tricaricese Rocco Scotellaro (1923-1953), poeta, scrittore, politico e sociologo della classe contadina, nonché sindaco di Tricarico nel 1946 e poi di nuovo nel 1948, dopo l’assoluzione all’ingiusto processo subito per peculato, nel 2003  fu dedicato un convegno in

 Trentino, per iniziativa del Museo di San Michele all’Adige, e un altro a Tricarico nel 2004. Egli conobbe e frequentò alcuni personaggi dell’arte e della cultura, che sarebbero stati per lui veri e propri maestri di vita: Carlo Levi (1902-1975), confinato antifascista ad Aliano in Lucania, medico, poeta, scrittore, autore di Cristo si è fermato a Eboli, che rivelò al mondo lo stato di miseria e abbandono del Mezzogiorno, pittore che l’avrebbe immortalato nel grande affresco di Matera sulla civiltà contadina; Manlio Rossi Doria (1905-1988), meridionalista ed economista; Rocco Mazzarone (Tricarico 1912), medico e sociologo. Al mondo di Cristo si è fermato a Eboli è dedicata la mostra fotografica presso il Centro di Documentazione Rocco Scotellaro di Tricarico, con le foto donate da Antonio Pagnotta. La mostra, inaugurata il 28 maggio, avrà durata fino al 28 giugno 2005. Il mondo rurale di Scotellaro, che era il medesimo di Carlo Levi, ad oltre cinquanta anni dalla sua morte, non esiste più. Esso si è trasformato nel tempo, si è ammodernato sotto tanti aspetti, ma per motivi diversi non si è sviluppato come ci si attendeva, anche perché le riforme agrarie, attuate negli anni passati, sono in tutto o in parte fallite. Non c’è più il latifondo, abolito per legge. Non ci sono più i massari e le vaste proprietà terriere, attorno alle masserie, sono state smembrate. Sono scomparsi il patriarcato e il Sud feudale. Dell’occupazione delle terre, delle manifestazioni, dei tanti scontri e delle lotte aspre per la conquista del lavoro, anche con morti tra i contadini e i braccianti  basti ricordare Portella della Ginestra, Montescaglioso, la Piana del Fucino, Avola  rimane memoria solo negli archivi, dove si conservano i documenti e i filmati d’epoca. Non sono bastati la politica della Cassa per il Mezzogiorno, i contributi e i sussidi alle produzioni agricole, della CEE prima e dell’UE poi, ad ancorare le nuove generazioni dei figli dei contadini meridionali alla terra. Eppure quel mondo ha lasciato segni, ancora indelebili, che persistono nella coscienza collettiva meridionale (fino a quando?), che fa sempre piacere rivisitare, perché sono le nostre radici non recise, il senso d’appartenenza non dichiarato, l’ancoraggio remoto a cui si ricorre quando l’euro c’impoverisce e vacilla, e l’Unione Europea si disunisce, perché i forti intendono scaricare i deboli, i ricchi aspirano a disfarsi dei poveri scaraventandogli addosso il gravame degli accordi falliti. Si piangevano lacrime di coccodrillo sulla fame e le miserie dei popoli del terzo mondo, ma appena le merci cinesi o indiane, a prezzi stracciati, inondano i nostri mercati, si fa la voce grossa, si cerca di correre ai ripari con dazi e contingentamenti dei prodotti da fermare alle nostre frontiere.

Il nostro mondo, il bel mondo occidentale, ricco, sviluppato e invidiato, appena vede vacillare il proprio benessere non è più capace neanche di carità pelose.
Zell, 8 giugno 2005                                                                
Angelo Siciliano

                                                                                              www.angelosiciliano.com