PRESENTAZIONE

Montecalvo Irpino, tra Benevento e  Avellino, è uno dei tanti troppi paesi del Sud cui la miseria, l’emigrazione — morbi maligni — hanno consumato il sangue, indebolito le forze.
Ma la miseria, l’emigrazione, non hanno tolto a Montecalvo Irpino la voce; i suoni uditi e scambiati tra le pareti domestiche, nella piazza del paese, nei campi — la storia intera di una gente — sono penetrati a fondo nel cuore e nella mente di Angelo Siciliano — che a Montecalvo irpino è nato — e lì sono rimasti, in paziente attesa di essere nuovamente chiamati in vita. Il nascere comporta, almeno per gli esseri umani, dolore; Siciliano, per dar vita alla voce del suo popolo, alla sua voce, ha pagato con la moneta buona d’una sofferenza pensosa, a volte amaramente ironica, lo scavo caparbi o dentro la storia propria e del proprio paese, riannodando fili di una memoria che torna al mito.

Ma il nascere si colora anche — ingenuamente? — di lieta speranza; Siciliano, che non è solo archeologo di una memoria collettiva, alla riconquistata lingua delle proprie origini, lingua ch’egli abilmente plasma e piega a dire pure dell’oggi, vuole infondere la forza del progetto che s’apre sul futuro.

Milano, aprile 1988

Prof. GIUSEPPE FRASSO

Ordinario di Filologia italiana

presso l’Università degli Studi di Trento