I reperti archeologici della Costa della Mènola e località Imbèrgoli: asce, bifacciali, grattatoi e pestelli in pietra*

I tanti reperti archeologici ritrovati casualmente tra le zolle del terreno coltivo, e conservati con cura, dalla fine della seconda guerra mondiale, nella contrada Costa della Mènola e in località Imbèrgoli, a li ‘Mbriéuli, a Montecalvo Irpino, documentano la preistoria e la storia di questi luoghi. I disboscamenti effettuati nei millenni, prima per la fusione dei minerali, importati da territori lontani, e poi per la messa a coltura della terra, hanno cambiato totalmente volto al territorio. Sono state cancellate così tombe preistoriche e romane, distrutti vasi cinerari, scompaginati strati geologici che si erano sovrapposti nel tempo.È ancora possibile il rinvenimento sporadico e casuale di manufatti litici, come asce – circa una trentina a punta o da taglio quelle finora ritrovate –, bifacciali, grattatoi, bulini e pestelli riguardanti un arco di tempo molto ampio che ingloberebbe anche il Paleolitico (oltre 10.000 anni a. C.), mescolati con scorie di fusione dell’età del Bronzo e frammenti fittili di varie epoche.

 

Asce a punta di pietra della Costa della Mènola.

Scoria di fusione della Costa della Mènola.

Mappatura archeologica della Costa della Mènola di Angelo Siciliano.

Asce, bifacciali e pestello in pietra della Costa della Mènola.

Asce a punta e punteruoli di pietra della Costa della Mènola.

Tomba dell’età del Bronzo in un fronte di scavo fotografato nel 1985 in località Imbèrgoli a Montecalvo Irpino.

Monete, medaglie, token, maioliche e parte di uno scheletro

Una tomba a pozzetto, quasi certamente dell’età del Bronzo, 2000 a. C. circa, scavata in un’ampia spianata di arenaria, contenente lo scheletro di un bambino (vedi foto), ancora con i denti da latte, fu rinvenuta in località Imbergoli, a li ‘Mbriéuli, alla fine di Via Lungara Fossi, nel 1985. Sono stati riscontrati reperti romani databili dal II sec. d. C., assieme ad alcune monete dell’epoca.

Disegno di Angelo Siciliano (agosto 1985) con il contesto non più esistente della tomba dell’età del Bronzo di località Imbèrgoli, a li ‘Mbriéuli, a Montecalvo Irpino. Sono visibili quattro strati di terreno superficiale delimitati dalla cenere sulla spianata di arenaria in cui era la tomba contenente lo scheletro di un bambino.

Materiale archeologico proveniente da Montecalvo Irpino (AV)

Molte altre monete antiche, risalenti al XVI sec. e a quelli successivi, rinvenute sporadicamente con diverse medaglie di bronzo o di rame, riportano immagini di santi e di re. Molti i frammenti ceramici e di terracotta raccolti di varie epoche, dal mal cotto della preistoria sino ai frammenti di stoviglie, riferibili al periodo che va dal XII al XX sec., provenienti per lo più dalle fabbriche di maioliche arianesi.Una vera curiosità sono le decine di dischi in cotto e alcuni in pietra (vedi foto) prodotti a mano col sistema della percussione e scheggiatura, denominati token, simili a quelli d’epoca micenea, XV sec. a. C., rinvenuti nell’isola di Vivara, nel golfo partenopeo, e a quelli della Mesopotamia del 3000 a. C. (questi erano prodotti, grazie a uno stampo, in terracotta con impressa sopra una lettera X che equivaleva al valore di un agnello).

Parte di uno scheletro di bambino dell’età del Bronzo della Costa della Mènola.

 

Fino a pochi anni fa li si considerava coperchi di vasetti, ma ora si sa che essi erano adoperati come moneta negli scambi commerciali, contribuendo al superamento del baratto. Dischi dello stesso tipo, del IV sec. a. C., sono esposti nelle vetrine del museo di Mozia in Sicilia. Diverse scorie di fusione dell’età del Bronzo, ritrovate in questa contrada, danno la certezza che qui si procedeva alla produzione dei metalli, utilizzando la legna ricavata dagli abbondanti boschi, una volta esistenti, e i minerali da fondere erano importati da luoghi lontani.Tutti questi reperti, che di per sé costituiscono materiale per un possibile museo e potrebbero aiutare a ipotizzare la vita e la storia di genti sconosciute che abitarono questa terra, sono stati raccolti da Angelo Siciliano e dalla madre Mariantonia Del Vecchio, contadina, durante i lavori nei campi. Parte di questo materiale è fruibile nel sito

www.angelosiciliano.com

 

 

 

 

Monete romane della Costa della Mènola

.

Medaglie sacre della Costa della Mènola. 

Monete tornesi della Costa della Mènola. 

 

 

 

 

 

Token in cotto da riuso e in pietra della Costa della Mènola.

 

 

 

 

 

 

Frammenti di piatti (maiolica arianese) della Costa della Mènola.

 

 

 

 

 

Frammenti di lucerne romane della Costa della Mènola.

Impugnatura di un’ascia di pietra della Costa della Mènola.

 

Materiale archeologico proveniente da Montecalvo Irpino (AV)

Perizia dell’archeologa Marta Bazzanella

 

 

Tre reperti dell’età del Bronzo della Costa della Mènola.

Da sinistra: 1) punteruolo; 2) fusaiola in terracotta; 3) zanna di cinghiale.

Tra i numerosi reperti rinvenuti da Angelo Siciliano e da sua madre tra le zolle in contrada Costa della Mènola, spiccano per le ottime condizioni di conservazione e per l’importanza della classe di materiale tre oggetti, due dei quali in osso e uno in argilla. Si tratta di:

 

1.   un punteruolo ricavato da ulna di erbivoro, verosimilmente domestico (capra/pecora) sbozzato con la tecnica dell’abrasione e raschiatura longitudinale, e rifinito, in un secondo momento tramite levigatura e lucidatura della quasi totalità della superficie. L’estremità agente dello strumento risulta smussata e la sua sezione sfaccettata. Dei due bordi laterali uno è diritto e l’altro convesso. Lo strumento è quindi sicuramente stato usato in antico e sottoposto a raffilatura dell’estremità agente.

Strumenti simili sono frequenti in tutti i periodi della preistoria, ma per le caratteristiche riscontrate, il nostro punteruolo potrebbe essere inserito nell’arco cronologico dell’età del Bronzo.

Dimensioni:

Lunghezza                       145 mm

Larghezza max                 23 mm

Larghezza alla punta            4 mm

Spessore max                     8 mm

Spessore alla punta             3 mm

 

2.   Una fusaiola in argilla ben depurata, contenente mica e qualche incluso più grossolano, di forma bitroncoconica (non perfettamente regolare e quindi eseguita manualmente) con entrambe le basi appiattite e presenza di una perforazione centrale regolare. La superficie esterna, ben levigata e di colore grigio, presenta alcune chiazze di colorazione più scura (bruno-nera), dovute verosimilmente ad un’azione di parziale erosione postdeposizionaletale che ha intaccato un sottile strato di ingobbio esterno.

Si tratta del volano fittile di un fuso ligneo, strumento, impiegato nella trasformazione della fibra in filo, noto per tipologia a partire dal Neolitico antico-medio, ma che nel caso specifico potrebbe essere collocato cronologicamente nell’ambito dell’età della locale età del Bronzo.

Dimensioni:

diametro esterno             39 mm

diametro foro interno      10 mm

altezza max           23 mm

 

3.   Un segmento di zanna di Sus  sezionato longitudinalmente e fratturato intenzionalmente in senso trasversale. L’oggetto presenta, su uno dei due lati, due piccole tacche, che potrebbero far pensale all’utilizzo dell’oggetto come raschietto, o che potrebbero essere il frutto delle operazioni di sezionamento del supporto, avvenute inizialmente per percussione lanciata (?).

Dimensioni:

Lunghezza   66 mm

Larghezza max        3 mm

Spessore max         5 mm

 

Trento, 20 novembre 2003

 

Marta Bazzanella, archeologa della Provincia Autonoma di Trento, lavora presso il MUCGT, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, di San Michele all’Adige (TN).

 

* Questa scheda con la perizia e le foto dei reperti, alcune delle quali sono uscite nel mio calendario artistico-culturale del 2007, saranno accolte nel volume “Per riallacciare i fili della memoria – Montecalvo Irpino” di Mario Aucelli.

(Questo materiale è nel sito www.angelosiciliano.com).

 

Krotone, 26 dicembre 2007                                                   Angelo Siciliano