- Scritto da Angelo Siciliano
Da emigrato irpino mi innamorai delle Alpi e ho avuto modo, assieme ad Ipo amico palermitano, di fare ferrate, sentieri, passi, attraversare valli e salire vette, ma ho fatto poche escursioni sulle montagne del Sud. In Abruzzo: la Camosciara partendo da Civitella d’Alfedena. In Calabria: la Sila dei laghi. In Sicilia: i monti attorno a Palermo, Cuccio, Pellegrino e Grifone; la Pezzuta sopra Piana degli Albanesi; Pizzo Trigna e Le Madonie. Due obiettivi escursionistici li sto accarezzando da tempo: il Gran Sasso e l’Etna. Appassionato di funghi, mi piace andare e, lo confesso, un po’ sperdermi con i miei due cagnolini tra faggi, larici, pini silvestri e pecci dei boschi trentini. Ho sempre ammirato, osservandole dal mio paese nativo, Montecalvo Irpino, le montagne del circondario, che si imbiancano alle prime nevi autunnali: Campitello Matese, Taburno o “Dolce Dormiente”, Partenio e i Picentini col Terminio e il Cervialto. Certo, non si tratta di vette dolomitiche, eppure negli anni è cresciuta in me la curiosità e la voglia di poterle salire un giorno, per scoprirne la bellezza,
- Scritto da Angelo Siciliano
AI GIOVANI DI MONTECALVO IRPINO
Ai trentenni e a quelli più giovani, speranza vitale per il paese.
La mattina del 23 agosto 2005, me n’andavo a zonzo tra vicoli e vecchie case, abbandonate e cadenti, nella parte morta del paese. Digitalizzavo stemmi e conci di chiave, e scendevo in Corso Umberto I, dove incrociavo il giovane Carlo Cavotta. Mi aveva cercato, con l’intento di ricevere qualche input culturale per “Il Pungiglione”. Anche se da una quindicina d’anni scrivo per riviste e quotidiani, ed ultima m’è pervenuta la richiesta di collaborazione dai redattori della rivista “Argo”, finanziata dall’Università di Bologna, e distribuita gratuitamente nelle librerie italiane, oltre che all’estero, quest’interessamento da parte di Carlo mi ha meravigliato e, devo confessarlo, un po’ lusingato. Mi spiego meglio. La lusinga non riguarda me, vale a dire la mia persona, ma ciò che sto facendo da diciotto anni a questa parte, con la ricerca etnica sul campo, la scrittura poetica, saggistica e antropologica, e la ricostruzione iconografica e pittorica della civiltà agro-pastorale del nostro paese, Montecalvo Irpino. Il nostro amato, irriconoscibile, derubato, svilito, distrutto paese.
- Scritto da Angelo Siciliano
ANIELLO RUSSO
Nato a Bagnoli Irpino (Avellino) il 29/11/1941
- Docente in pensione di Latino e Greco
(Liceo Classico)
- Nel 1966 ha ricevuto da Consiglio della Facoltà di
Scienze della Formazione ( Università agli Studi
di Salerno ) il riconoscimento di Cultore della
materia (cattedra di Letteratura latina).
- Ricercatore e studioso delle tradizioni irpine.
HA PUBBLICATO
1) Ng’era na vota, - Valsele, Napoli 1986 (esaurito)
2) Grammatica di un dialetto irpino, - Valsele, Napoli 1988 (esaurito) III° Edizione, Avellino 2004.
- Scritto da Angelo Siciliano
RITUALI MAGICI A MONTECALVO IRPINO
Malocchio, formule magiche, sortilegi, malefici, pitàgna, divinazioni, Munitóre,scongiuri, maledizioni, Scurzinàle, civetta, janàre, lupi mannari, folletti, Travóne.Un mondo arcaico ricco, complesso e variegatoA Montecalvo Irpino, come in altri luoghi dell’Italia centrale e meridionale, e non solo, si è praticata per secoli e tramandata oralmente un’interessante varietà di operazioni rituali, nell’ambito del magico e del mitologico, ciascuna con una finalità ben precisa.Un mondo senza retorica, quello contadino, fatto di gesti misurati ed essenziali, che badava alla sostanza ma non trascurava le apparenze. Un mondo di miti e leggende, in cui la storia si stemperava o annullava per alimentare altre leggende. E la memoria, dote essenziale e imprescindibile della saggezza contadina, persisteva tra sconfitte, rimpianti e qualche rivincita che trasfigurava gli eventiattribuendogli valore e significato particolari, persistenti nel tempo. Qualcosa sopravvive di quella stupefacente cultura arcaica, fatta di superstizione, credenze magiche e religiose, miti, radicati tabù e inibizioni. Permane tuttora nei racconti degli anziani, e nel mondo contadino è in parte ancora praticata, come succede per la rimozione del malocchio.